Smetti di giudicarti!

“Mi dico che sono proprio un c…one”
“Mi sembra di essere tornata indietro e di non aver fatto nulla”
“Ogni volta ci ricado”
“Dovrei scontrarmici e invece scappo”

Sono solo alcune delle frasi che ho sentito pronunciare nelle sedute di questi ultimi giorni…
frasi severe, lapidarie, giudicanti, impietose.

Storie di vita diverse, ma una cosa accomunava le persone che parlavano di sé stesse con questi toni: gli occhi.

Dietro quelle mascherine, al suono delle loro stesse frasi, vedevo occhi di vergogna, di umiliazione.

Davanti a me non avevo più un uomo di 50 anni, una donna di 37, una ragazza di 25…avevo bambini spaventati e feriti.

E mi sono chiesta quante volte quei bambini si sono sentiti così inadeguati, quante volte si sono rintanati in un angolino per la vergogna di non essere abbastanza per qualcuno di importante…e quanto bene ahimé hanno appreso a mortificarsi e svalutarsi…diventando i carnefici di se stessi.

Questi sono momenti terapeutici molto intensi…perche è proprio in quei momenti che il “genitore affettivo” che ho costruito dentro di me si avvicina a quei bambini spaventati per comunicare un messaggio nuovo…

“vai bene cosi”

“ce la fai”

“non importa se questa volta è andata male, la prossima andrà meglio”

Un messaggio in cui credo fermamente, perché ho fiducia nelle persone, e in ognuno di loro singolarmente.

E quando quegli occhi intercettano il mio sguardo fiducioso…è li che avviene la “magia”.

Spesso il fine ultimo di tante terapie è proprio questo: fare esperienza di una relazione autentica, e attraverso gli occhi del terapeuta imparare ad amare e accogliere se stessi, nelle proprie fragilità.

Ed io, ogni volta che accarezzo le fragilità degli altri, ogni volta che guardo con amore le loro ferite, imparo una volta in più ad essere “una buona madre” anche per la bambina che sono stata…e che sono ancora.

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