Tagliare il cordone: co-dipendenza affettiva

La natura è incredibilmente perfetta nei suoi meccanismi.

Il cordone ombelicale, filo d’amore e nutrimento fondamentale per la gestazione, va tagliato poco dopo la nascita: il bambino, in grado di respirare e di alimentarsi, può “separarsi” dalla madre.

Chi di noi penserebbe mai di continuare a mantenere il cordone?
Una scelta simile porterebbe alla morte.

Eppure, questo è quello che metaforicamente in molti fanno nelle relazioni:
non sperimentano mai la fase di “indipendenza”, necessaria dopo il primo momento simbiotico, e mantengono il “cordone” anche oltre il tempo fisiologico del “siamo una cosa sola”.

Il risultato lo possiamo immaginare: quel legame diventa tossico, per entrambi i partner.

Spesso dietro questa dinamica:
– in chi gioca il ruolo del “bambino” c è il timore di non bastare a se stesso/a e di avere bisogno dell’altro per sopravvivere;
– in chi riveste il ruolo “genitoriale” c è altrettanta insicurezza di base, che si tenta di colmare sentendosi “indispensabile” per qualcuno.

Si instaura così un doloroso legame di “co-dipendenza” affettiva, che può avere esiti drammatici per entrambi i partner.

Esattamente come se in sala parto scegliessero di tenere legati madre e bambino con un cordone che non serve più.

Il lavoro di terapia permette alla coppia o ai singoli di costituirsi come esseri unici e completi, in grado di vivere relazioni soddisfacenti e gratificanti nei quali sia preservato il sano equilibrio tra IO e NOI

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