Gli ostacoli alla comunicazione di coppia

Rivedo S. e L. dopo due settimane dall’ultimo incontro di coppia, ed entrano in stanza con un mood totalmente diverso da quello con cui erano andati via.

Si siedono posizionando le loro sedute molto vicine, al contrario della volta precedente in cui erano letteralmente l’uno contro l’altra.

Ancor prima che io possa dire nulla, S. mi dice quasi incredula che seguendo le indicazioni che ho dato loro in seduta sono riusciti a contenere i momenti di discussione senza sfociare nel litigio aggressivo a cui si erano tristemente abituati.
L. mi conferma che hanno passato giornate bellissime insieme, e che il venire incontro ai rispettivi bisogni ha creato tra loro un clima del tutto diverso.
Partecipe di questo momento di grande gioia, chiedo se si sono ringraziati per essere stati attenti l uno alle esigenze manifestate dall’altra.
L. senza farselo ripetere guarda sua moglie e con voce emozionata le dice “grazie per come ti sei comportata con me”.

ED ECCO L’INASPETTATO:

S. si gira di scatto verso di me e mi dice: “Visto Valentina? dicendo così vuol significare che per lui i nostri problemi erano colpa mia, e che adesso le cose vanno bene perché io mi comporto bene!”

COSA STA ACCADENDO?

mi chiedo in pochissimi secondi.
S. ha ripreso una posizione difensiva, l’equilibrio della coppia è di nuovo in pericolo!

MA CHE HA DETTO L. DI COSI SBAGLIATO?

Conosco la storia di S. e non è difficile per me cogliere il senso di ciò che si è verificato.
Le parole di ringraziamento di L., seppur sentite, hanno inavvertitamente riattivato uno schema molto antico del rapporto che S. aveva da bambina con suo padre: veniva apprezzata solo se si comportava bene, e se non lo faceva lui era “costretto” a sgridarla e picchiarla…era in ogni caso tutta responsabilità sua.

Com’era possibile che in quel momento S. non avesse visto gli occhi emozionati del marito che con tanto amore la ringraziava?

IL MOTIVO È SEMPLICE:

SI ERA SOVRAPPOSTA UNA TRACCIA PIU ANTICA, che le ha impedito di stare nel “qui ed ora” e l ha riportata a quando era una bambina, sovrapponendo letteralmente la figura di suo padre a quella di suo marito, e scaricando su di lui la rabbia inespressa nei confronti del genitore.

In psicoterapia abbiamo avuto la possibilità di fermare la scena e vedere da vicino il processo, ed effettuare quella che in termini tecnici viene chiamata “decontaminazione”: separare le due scene sovrapposte e ricollocare in ognuna le sue proprie emozioni.
Se non avessimo fatto questo lavoro, probabilmente il loro nuovo equilibrio si sarebbe ben presto rotto.

Nella vita di tutti giorni questa sovrapposizione capita di continuo a tutti noi: a lavoro, con un amico, con il partner, con i figli.

facciamo attenzione a non compromettere le nostre relazioni a causa del nostro passato…la posta in gioco è alta!

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