C’è stato un breve periodo di tempo in cui da piccola pensavo di voler fare il medico…andando avanti con gli anni mi sono accorta che non era la strada giusta per me, troppo impressionabile alla vista del sangue, degli aghi, e di tutto ciò che attiene a quel lavoro.
Ho scelto però una professione che mi mette ugualmente a stretto contatto col dolore, con le ferite sanguinanti, piangenti, urlanti, che portano con sé il male di una vita, o di un trauma improvviso.
Oggi ho incontrato una persona gravemente “ferita”, ed ho sentito “risuonare” forte in me quel dolore.
Cosa facciamo di fronte alla sofferenza degli altri?
Di solito scappiamo, in vari modi…minimizzando, sfuggendo fisicamente, razionalizzando, evitando.
E questo è sicuramente ciò che le persone, non per cattiveria ma per reale difficolta, hanno fatto con il mio paziente e con il suo male.