Mancare il traguardo: l’autosabotaggio e il fallimento dei propri obiettivi

Ti è mai capitato di mancare il traguardo a pochi passi da un obiettivo importante?

Ti eri impegnato a lungo, investendo tempo ed energie, e improvvisamente qualcosa si è bloccato proprio in prossimità della tua meta.

 

Magari ti sei arenato nel percorso universitario a ridosso della laurea…

Oppure hai seguito con impegno una dieta per diversi mesi salvo poi ricadere nelle cattive abitudini alimentari…

O ancora hai concesso un’altra possibilità in amore alla persona che avevi giurato di non voler più rivedere…

Nella quasi totalità dei casi non sono le circostanze esterne o la cattiva sorte a determinare il fallimento e farti mancare il traguardo.

Spesso infatti siamo noi stessi a boicottare i nostri progetti, mandando inesorabilmente a monte ciò che ci sta più a cuore.

COM È POSSIBILE?

In psicologia si parla di autosabotaggio per indicare i pensieri e i comportamenti che più o meno consciamente frapponiamo tra noi e i nostri desideri; finiamo così per ostacolarci nel raggiungimento di un traguardo importanti.

In alcuni casi, come quelli sopra descritti, l’autosabotaggio si attiva proprio quando stiamo per ottenere il risultato ambito. In altre circostanze è più immediato: rinunciamo in partenza a muoverci verso ciò che ci farebbe felici, condannandoci in questo modo ad uno stato di insoddisfazione cronica e di totale passività.

COME SI MANIFESTA L’AUTOSABOTAGGIO?

Esistono varie forme attraverso le quali questo meccanismo psicologico si realizza; vediamo insieme le principali:

  1. Il perfezionismo e la procrastinazione

Quante volte ti sei detto di non avere le carte in regola per chiedere una promozione al tuo datore di lavoro?

O di non essere adeguatamente preparato per presentarti all’esame?

Oppure ancora hai sgarrato con il pranzo, e considerato la giornata di dieta ormai persa?

La convinzione irrazionale di poter fare qualcosa solo se siamo in grado di arrivare al traguardo in modo impeccabile, rappresenta di fatto un limite alle nostre possibilità di azione.

Ad un livello psicologico, la richiesta di perfezionisimo mossa dal nostro “Genitore Interno” diventa fonte di stress per il nostro “Bambino Interiore”, che puntualmente rinuncia ad agire in quanto si percepisce “non adeguato” rispetto allo standard che gli si pono davanti.

Gli unici esiti possibili di questa dinamica sono l’immobilismo, e la conseguente frustrazione: rimandiamo infatti l’azione, e di conseguenza la possibilità di essere soddisfatti, ad un momento che rischia di non arrivare se rimaniamo invischiati in questo processo disfunzionale.

  1. L’autosvalutazione

Quando ci muoviamo verso i nostri obiettivi, può capire di sentire una vocina interiore che ci comunica messaggi tutt’altro che incoraggianti sulla nostra impresa e sulle effettive possibilità di arrivare al traguardo…

“tanto fallirai anche stavolta”,

“è tutto inutile ciò che stai facendo”,

“non sei destinato ad ottenere questa cosa”,

“non meriti questo successo”

“stai solo sprecando energie”

Spesso queste frasi hanno un impatto cosi potente da farci desistere dall’impegno intrapreso: riportando a casa un fallimento, non facciamo altro che confermare il nostro disvalore, attraverso quella che in psicologia è chiamata “profezia che si autoavvera”.

In alcuni casi l’autosvalutazione può essere cosi forte da generare addirittura confusione: arriviamo quasi a convincerci che di quell’obiettivo non ci importa poi veramente, e non vale la pena impegnarsi oltre. Perdiamo cosi anche l’entusiasmo e la motivazione, che sono i veri motori del cambiamento.

  1. L’autoinganno seducente

E’ tipo di boicottaggio piuttosto subdolo, quindi difficile da riconoscere.

Subentra tutte le volte in cui “non agire” sembra la scelta più benevola che potremmo fare nei nostri confronti.

Ecco qualche esempio per capirci meglio:

“ho avuto una giornata difficile, merito di mangiare tutta questa torta”

“è un po’ che sono giù di morale, fare baldoria fino a tardi stasera mi farà bene, anche se domani non sarò in grado di lavorare a quel progetto come mi ero ripromesso”

“siamo già a metà settimana, trascorro qualche altro giorno di spensieratezza e lunedi prossimo mi metto sul serio a studiare”.

Messaggi come questi sembrano in apparenza suggerirci le decisioni migliori e più amorevoli per il nostro benessere, ma nascondono una trappola infida, perché alla lunga ci allontanano dai nostri obiettivi senza che ce ne rendiamo conto!

  1. Il paragone con gli altri

Si tratta di una forma di autosabotaggio molto pericolosa, perché ci induce a spostare il focus verso l’esterno: ragionare su quanto gli altri siano più capaci, più apprezzati, o semplicemente più fortunati di noi, ci pone in una condizione di passività, il cui risultato è ancora una volta quello dell’immobilismo. Il confronto con altre persone “di successo” può essere utile solo se le prendiamo come riferimento, imitandole nella scelta di strategie efficaci per raggiungere un traguardo.

PERCHÉ CI AUTOSABOTIAMO? LE RAGIONI PSICOLOGICHE

Ma com’è possibile arrivare a remare contro se stessi?

Cosa ci spinge a boicottare i nostri stessi obiettivi?

In realtà l’autosabotaggio nasce come meccanismo di difesa, con la funzione di proteggerci da alcuni grandi timori: l’imprevedibilità delle situazioni, la perdita della propria identità, la paura di essere felici

Vediamoli più nel dettaglio.

a) L’imprevedibilità delle situazioni

Muoversi verso un obiettivo porta con sé dei cambiamenti, sia durante il percorso, che a risultato ottenuto. Tutti i cambiamenti, anche quelli desiderati, sono per natura “spaventosi”, richiedono un dispendio di energie molto elevato e comportano inevitabilmente l’uscita dalla famosa zona di confort.

Spesso allora le persone preferiscono inconsciamente rimanere in una situazione nota, seppure non soddisfacente, piuttosto che trovarsi ad affrontare un imprevisto.

L’autosabotaggio garantisce quindi la tutela dalla novità: i comportamenti messi in atto permettono di rafforzare i confini rassicuranti della propria zona di confort, e proteggono da eventuali conseguenze spiacevoli che possono verificarsi quando ci si mette in gioco.

Va da sé però che alla lunga, quello che nasce come meccanismo difensivo, diventa una vera e propria gabbia dorata, in quanto limita la nostra esplorazione, e ci impedisce di evolvere in linea coi nostri desideri più autentici.

b) La perdita della propria identità

Il contesto familiare attribuisce ad ogni bambino un’etichetta che lo definisce come persona, e che diventa parte integrante della sua identità di adulto.

Un genitore iper-apprensivo o invalidante può aver trasmesso al bambino che “non è capace di fare le cose”, oppure che “non merita una gratificazione perchè non si impegna abbastanza”.

Chi ha interiorizzato una rappresentazione di sé basata sullo scarso valore, tenderà a sabotarsi inconsciamente nonostante l’impegno investito, spinto dalla convinzione di non meritare quel successo o quel traguardo.

Le persone con questi vissuti tendono ad accontentarsi senza osare nella vita, sotto il profilo professionale, personale o relazionale.

Le etichette inoltre, per quanto invalidanti, costituiscono la “carta di identità” dell’adulto: staccarsi da tali definizioni, seppure limitanti, espone la persona al timore inconscio di non essere riconosciuta ed accettata.

Sabotare se stessi e i propri progetti è dunque il modo di rimanere fedele alle aspettative degli altri su di sé.

c) La paura di essere felici

Ebbene si, per quanto possa sembrare strano, essere felici fa paura.

Perché pensiamo di non meritarlo, perché temiamo che non possa durare, perché facciamo fatica a credere che stia succedendo davvero a noi.

Questo vale soprattutto per coloro che hanno alle spalle un vissuto doloroso, nel quale non c’è familiarità con scenari di successo, vittoria, felicità, che destano quindi sospetto e diffidenza.

QUALI STRATEGIE POSSIAMO ATTUARE PER NON SABOTARE I NOSTRI OBIETTIVI?

L’autosabotaggio, specie quando è profondamente radicato, necessita un lavoro psicoterapico approfondito, che consenta di: esplorare gradualmente e in sicurezza il mondo oltre la zona di confort; svincolarsi dagli schemi e dalle credenze maturate nel passato; attivare parti di sé più funzionali, coerenti con la persona che si vuole essere, gli obiettivi che si vogliono raggiungere, la vita che si desidera vivere.

Tuttavia, se ti ritrovi in questo meccanismo, puoi cominciare a lavorare su te stesso seguendo alcuni piccoli passi:

  • focalizza in quale area/aspetto della tua vita ti stai sabotando, e a quale desiderio stai rinunciando;
  • cerca di individuare la modalità di autosabotaggio che ti appartiene di piu: Il perfezionismo? La procrastinazione? L’autoinganno seducente? Il confronto con gli altri?
  • prova a ragionare sull’origine psicologica dei tuoi atti di autosabotaggio e sulla loro funzione;

una volta analizzata la tua situazione…

  • alimenta un dialogo interno costruttivo: coltiva dentro di te una frase rassicurante e affettuosa, ferma e incoraggiante, che puoi rivolgere a te stesso ogni volta che le tue parti giudicanti, svalutanti e manipolative si fanno sentire “contro” i tuoi progetti;
  • riprogramma i tuoi obiettivi…inizialmente è opportuno che siano il più possibile concreti e raggiungibili a breve termine, e che rappresentino per te un traguardo possibile!

 

E infine ricorda:

Sta a te: puoi credere di farcela o credere di non farcela. In entrambi i casi i fatti ti daranno ragione.

Henry Ford

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